miércoles, 23 de abril de 2014

21 aprile 2014 - arcipelaghi post esotici

Naufraghe
 ogni giorno è fatto di incontri.
Alpha, parigino da tre generazioni, figlio del métissage forcé della storia, ci dice che il capitalismo è una questione di istinti, voglie e territori. Sta nell’atelier accanto al nostro per realizzare un centinaio di corvi in ferro, bianchi, con un ramoscello d’ulivo, che si avventano su una entrecôte a forma d’Afrique.
Lo Shakirail non è un luogo di politica partitica né si definirebbe anticapitalista: le pratiche di creazione condivisa, vita comune, solidarietà e vicinanza ne fanno uno spazio di sperimentazione e resistenza. «A Parigi saremmo tutti delle isole disperse se non ci organizzassimo in arcipelaghi» ci racconta Marie.
«Quello che mi piace delle isole è che danno l’idea dell’indipendenza»
«Trovo inquietante questo pensiero perché così facilmente si riesce ad assimilare l’isola al principio stesso del capitalismo»
«Mettere le isole in relazione all’indipendenza significa riconoscere la forza che ogni colonia e colonizzato hanno di emanciparsi dalla metropole.» 
La tempesta non ci ha disperse. Abbiamo continuato a cucire il mare delle isole sottoforma di vela e le corde sottoforma di trecce.
Spente le macchine da cucire, siamo andate a mangiare su una panchina di fronte Best Africa à Rue Doudeauville. Sembrava di stare su una zattera. Non galleggia sull’acqua ma si scontra con l’asfalto. Domani Mery parte per Valencia. Restiamo insieme perché sentirsi arcipelago è anche addormentarsi ridendo.
"nelle djemâa nordafricane o nelle riunioni dell'africa occidentale, la tradizione vuole che i conflitti che scoppiano in un villaggio siano discussi in publico. 
autocritica in comune certo, e tuttavia con una nota umoristica, perché tutti sono tranquilli, perché vogliamo tutti, in fin dei conti, le stesse cose".
frantz fanon - i dannati della terra

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