jueves, 11 de octubre de 2012



finalemente compilo questo report, un po’ complesso perchè fatto a + mani…. premetto brevemente una descrizione e le mie riflessioni poi includo la cartella dei disegni fatti e le riflessioni che stanno emergendo dalla corrispondenza scritta che ci stiamo scambiando fra le partecipanti del laboratorio con il fine (anche) di creare un libricino con i disegni e perchè no anche con alcune storie! (premetto che i plurali sono al femminile per scelta e per la reale maggioranza di partecipanti di bio_donne…)il laboratorio si è articolato in quattro parti per cosí dire:

1_ TETTA POWER grazie ai poteri della tetta power (tetta giocattolo anti stress) abbiamo rotto il ghiaccio lanciandoci la tetta le une alle altre, presentandoci. continuando il gioco abbiamo lanciato la tetta dicendo le prime parole anche zozze (poche a dir la verità) che ci venivano in mente pensando al sesso: figa, culo, gemito, pompino, penetrare, godere, clitoride, toccare, lingua, accarezzare, pene, cazzo, vagina, tette, sentire, sudore, pelle, …. In seguito abbiamo fermato il gioco per riflettere sulle parole dette e capire perché in questo flusso non compariva per esempio gomito o spalla (punti erogeni e erogenizzabilissimi), mattarello, (utilissimo dildo casereccio) oppure mestolo (ottima paletta per spanking, o meglio sculacciata), piuttosto che nero, cinese, moncherino.

2_PROPOSITIIl laboratorio ha continuato con una riflessione che partiva dal gioco della prima parte. Far riflettere su come la sessualità sia una costruzione culturale che agisce profondamente nella fantasia, nei corpi e limita nelle sue possibilità l’autocoscienza, la coscienza collettiva, oltre che la ricerca del piacere. Il contesto socio-politico ed economico capitalista agisce direttamente nella nostra carne e nella nostra stessa muscolatura: -la profonda centralità della genialità, per esempio, emargina tutte quelle pratiche che sperimentano altre forme dislocate e fantasiose di cercare e giocare con il piacere, non relazionate direttamente con l’orgasmo, -la repressione si traduce per esempio in una contenzione muscolare che ci impedisce di fluire liberamente, come accade spesso nell’eiaculazione femminile o squirting, -il consumismo si attua nella fretta di vivere la sessualità come un prodotto con un fine chiaro e definibile che è l’orgasmo, il più delle volte non condiviso da entrambe le persone. Il proposito del laboratorio è stato praticare la rottura della paura alla pagina bianca come strumento applicabile alla nostra vita! Chiaramente il mezzo è stato il disegno ed il canale la sessualità.vorrei fare una citazione tratta dal libro “psicosoma” di Ken Dychtwald per far emergere come il nostro corpo traduce ed incarna profondamente il nostro intorno morfogenetico, oltre che socio-culturale ed economico.Smisi di “avere” un corpo e per la prima volta cominciai a capire che io “sono” un corpo e che il mio corpo “è” me. Perciò mi trovavo costretto ad affrontare ila possibilità che il mio corpo rivelasse, tramite la sua forma e la sua fluidità, la mia storia e la mia vita. A quanto pareva ogni curva, ogni muscolo, raccontava un certo capitolo, una certa costellazione di relazioni, la cui accumulazione era diventata l’immagine di me stessa, era diventata “me”. Evidentemente mi ero tradotto nella carne ogni volta che avevo creato e ricreato me stesso.

3_CARICAMENTO E  DISEGNIDopo la riflessione e la breve descrizione dei propositi del laboratorio siamo passate alla fase riscalda-mente in questa fase abbiamo fatto un esercizio di respirazione di pancia per rilassarci e connettere meglio con noi stesse, sentirci nella nostra complessità  (troppo spesso infatti il nostro corpo subisce l’imperialismo del capo, oltre che del capitale)  anche accarezzando il proprio corpo, durante cinque minuti circa, e poi abbiamo fatto forti vocalizzi ripetendo ah ah ah sempre più forte per emettere l’energia e caricarci. In un subidón=salita di energia ci siamo messe a fare. Abbiamo disegnato ognuna ciò che sentiva, voleva, visualizzava, desiderava, cercando di lasciare la fantasia fluire!
Qui trovate gli esempi dei disegni fatti.

4_DIBATTITO
Una volta disegnato si è aperto il dibattito con la prima domanda “che cos`’e il post porno”. Anche se il laboratorio nelle sue premesse voleva omettere la parola post porno per non caricare già di aspettative la riflessione sulla politicità della sessualità, è stato inevitabile, per varie questioni e anche perché il post porno riflette e sperimenta il corpo e la sessualità politicamente e partendo da una posizione DIY, quindi propositiva.Nel dibattito sono emerse altre questioni come la monogamia. Rompere le strutture relazionali date per scontato e scegliere coscientemente il proprio percorso emozionale e sentimentale richiede un cammino profondo, anche di lavoro su di sé e sulla propria autostima per poter affrontare serenamente destruturazioni profonde. Ci siamo chieste che strumenti possiamo utilizzare per vivere meglio questi percorsi di sperimentazione e coscienza di ciò che desideriamo. Non abbiamo soluzioni se non lo stare in rete, il confronto e l’ascolto.La questione del desiderio è emersa fortemente, tanto come motore costruttivo, quanto come prodotto culturale e politico quindi anche con tutte le sue ambiguità.É emersa la questione queer e post porno, che relazione c’è: anche se il post porno è propriamente una pratica di auto-rappresentazione, inevitabilmente è una pratica di vita che decostruisce e sperimenta forme diverse di mettersi in relazione tra i corpi, sessualmente, emozionalmente e nelle relazioni, con una coscienza politica. Questo processo infatti implica una messa in discussione delle norme vigenti, in questo senso sperimenta i ruoli, come qualcosa di fluido, di costruito culturalmente, come un racconto che in un momento dato si può enunciare diversamente.Rispetto al dibattito personalmente ho avuto difficoltà nella gestione, per la poca esperienza di fare laboratori. Credo di non essere stata sufficientemente in grado di lasciar fluire le impressioni, i dubbi e le riflessioni. Dalle mail condivise con le partecipanti è emerso questo e molto altro. A seguito metto delle riflessioni, richieste e critiche emerse dalla corrispondenza che abbiamo avuto in questi giorni.Concludendo sono contentissima di continuare in contatto e di sentire la voglia di approfondire queste tematiche anche con esperienze + pratiche e legate al corpo. Personalmente ne sono felice e mi apro totalmente alla voglia di immaginarci come farlo!!!

Ecco alcuni interventi via mail:

Diletta:Mi è piaciuto il laboratorio e ho trovato la discussione che ne è seguita un sacco stimolante. L’ho forse vissuto più come esemplificazione e presentazione descrittiva di pratiche legate al postporno che come loro effettiva messa in atto, perchè secondo me il setting rendeva la cosa un po’ difficoltosa. eravamo lì, un po’ ammassate sotto la scala con gente che andava e veniva e secondo me questo inibiva un po’ il gioco di tirare fuori fantasie, desideri di piacere. Forse la prossima volta sarebbe figo essere in un posto più accogliente dal punto di vista spaziale e dell’intimità. Tutto qui! un abbraccione a tutt*Ciao! Per me puoi condividere il mio disegno in mailing list senza problemi. Personalmente mi è molto piaciuto il workshop: ho apprezzato che fosse strutturato in modo da coinvolgere le persone e che partisse da una cosa pratica per suscitare delle riflessioni. Devo dire che mi è piaciuto anche il modo che hai/avete studiato per “sciogliere” un po’ il gruppo (parlo degli esercizi-tetta e della respirazione). E’ un peccato che, forse perché molta gente si è aggiunta dopo, non si sia creato un reale clima di condivisione; probabilmente, come è già stato detto, lo spazio di per sé non era dei più favorevoli e “intimi” e non aiutava a far circolare bene le energie. Ma confesso che non saprei trovare altre motivazioni, anche perché io, invece, sono stata benissimo e, anzi, sono riuscita a sciogliermi subitissimo di fronte alla “paura del foglio bianco”, sebbene non nutra molta fiducia nelle mie abilità artistiche. Perciò ti/vi ringrazio, ecco! Anzi, se vengono fuori altre riflessioni a riguardo del workshop, mi piacerebbe leggerle…

Mara D:Il laboratorio è stato un bellissimo momento di incontro e di arricchimento per me, te ne sono grata. E sono grata anche alle altre perché i loro disegni mi piacevano tanto. Quindi hai il mio sì, assolutamente.Vivi:Meraviglia, per me va benissimo condividere con le altre il mio disegno. Per quanto riguarda il workshop credo che sia andato bene, considerando il luogo e il tempo limitato. Personalmente l’ho vissuto bene, con tanta curiosità e voglia di scambiare opinioni. Ho sentito e visto tante cose che mi hanno colpita e di cui farò tesoro… un esempio per tutti, l’idea che un’occhiaia possa essere erotica non mi era mai passata neanche nell’anticamera del cervello ^_^ Non vedo l’ora di vedere le scannerizzazioni dei disegni e di leggere le diverse riflessioni che susciteranno =)

Dina:innanzitutto complimenti e grazie,, anche per questa condivisione di opinioni! Anch’io penso che il luogo dove svolgere un laboratorio simile sia molto importante, come anche il non accettare persone che si uniscono a laboratorio già iniziato. Ho trovato geniale la tetta, che invitava le partecipanti a sciogliersi e a conoscersi quel minimo per aver un po’ di confidenza per osare condividere le proprie fantasie sessuali col gruppo. Forse il nome non era dei più azzeccati, perchè credo che molta gente si aspettava di capire e vedere postporno, e questo ha creato un po’ di dispersione. Un mio suggerimento sarebbe quello di fare un altro laboratorio, precedente a questo, dove viene spiegato in maniera più teorica cos’è il postporno, portando alcuni esempi visivi e aprendo già la discussione sui propri limiti e le proprie fantasie. Così le persone interessate a praticarlo, a mettersi in gioco, arriverebbero al secondo workshop con le idee più in chiaro. Interessante anche estendere la discussione a tematiche quali la relazione non esclusiva…ho trovato un po’ peccato però che, Chiara, rispondessi in maniera diretta – anche se interessante e stimolante quel che dicevi, forse ascoltare prima altre opinioni ed esperienze poteva rendere la discussione più partecipata… Poi personalmente ho un blocco nei confronti del disegno, che non sono riuscita a sciogliere, anche perchè mi immaginavo di dover disegnare una scenetta di tipo realistico…! Probabilmente sono io a non aver capito, ma magari per la prossima ci sta di insistere sul fatto che ciascun* può fare quel che vuole, che può esserci anche solo uno spunto che poi può venire spiegato a parole (tipo le occhiaie!!! ;) ) 

Monica:Non avevo ancora avuto tempo di scrivere due righe sul laboratorio fatto a Livorno, quindi lo faccio ora, un po’ in ritardo rispetto alle altre. Allora, a me è piaciuto, mi è sembrato un po’ un assaggio e un grande stimolo per affrontare tutta una serie di questioni (postpornografia, desideri, relazioni…) che avrei voglia e bisogno di esplorare sia a livello individuale che collettivo. Il momento tetta power è stato molto stimolante e, secondo me, sono proprio necessarie queste pratiche più ‘giocose’ che cercano un approccio più istintivo e corporeo, sia per tutte le tematiche, ma in particolare per quanto riguarda sessualità e postpornografia. Ad esempio all’inizio del tetta power mi sono sentita un po’ bloccata, pensavo troppo a quello che dovevo dire, come se pensassi, in un certo senso, a quello che avrei (cioè che ci si aspettava) che dicessi….quello che voglio dire è che quando si parla di sessualità e di mettersi in gioco in prima persona è sempre molto difficile….è più semplice un incontro in cui qualcun* spiega cos’è la postpornografia che un laboratorio in cui devi minimamente metterti in gioco in prima persona…ecco perchè è difficile. Collegato a questo discorso c’è stata una cosa che è emersa durante il laboratorio e che mi ha dato molto da pensare, cioè, il fatto che il nostro corpo sia determinato dal capitale anche a livello muscolare (se non sbaglio Chiara avevi detto una frase di questo tipo)…insomma mi aveva fatto molto pensare questa idea di immanenza del capitale nel corpo e mi aveva fatto pensare molto al tipo di malattie contemporanee molto diffuse (anche solo le varie manifestazioni psicosomatiche dello stress!)…ma forse sto un po’ divagando,scusate, ma sono tutte riflessioni che mi sono partite dal laboratorio. Anche secondo me sarebbe interessante pensareper il futuro di lavorare sulla tematica della postpornografia dividendo l’esperienza in due momenti, un primo momento di discussione in cui magari viene spiegato cosa si intende per postpornografia, anche perchè molto spesso chi va a un laboratorio/seminario di postpornografia non ne sa motlo e innanzitutto vuole capire di cosa si tratta (in Italia poi non mi sembra che ci siano molti gruppi che ci lavorano quindi è ancora un tema su cui si è lavorato poco), poi ci vorrebbe un secondo momento di laboratorio in cui si lavora molto a livello corporale ed emozionale…credo che la vita nelle società capitaliste irrigidisca molto il corpo si ciascuna e che quindi si debba lavorare (e non credo sia un evento isolato ma un processo) per liberarci da queste costrizioni….credo che in questo modo sarebbe più semplice anche lavorare sul proprio desiderio (altra questione emersa durante il laboratorio di Livorno)…non so, mi sembra che  a un certo punto si fosse anche arrivato a parlare del desiderio, come agire con i propri desideri, se tutti i desideri sono autentici o meno, anche quelli che ci spingono verso cose che poi ci feriscono…credo che per poter ascoltare i propri desideri, e soprattutto per riuscire ad ascoltarli, sia necessario un lavoro su di sè di ricollegamento della mente con il corpo, così da poter sentire con entrambe le parti, credo sia necessario sperimentare e mettersi in gioco nel quotidiano e nelle proprie relazioni (il che come diceva Chiara comporterà anche molta sofferenza), però credo sia necessario confrontarsi e mettere in discussione le norme che ci vengono imposte come normalità fin dall’infanzia sia in ambito di sessualità, di desideri sessuali, di relazioni…non significa che tutte dobbiamo rifiutare la monogamia, ad esempio, ma è sicuramente diverso assumerla come dato di fatto piuttosto che sceglierla dopo essersi confrontate con altre modalità…anche se credo che molto spesso questo possa spaventare (e qui chiudo, scusate la lunghezza). Sperimentare, mettere in discussione, mettersi in gioco sono azioni che fanno sorgere paure e insicurezze (a me perlomeno è successo molte volte) ma credendo che il femminismo significhe praticare e che il personale è politico, noon posso non ritenere fondamentale il partire da sé. Per questo anche ringrazio Chiara per aver condiviso le sue esperienze con noi e per la nota anche autobiografica che ha posto al seminario in certi punti, quando ha risposto ad alcune domande. Infine, penso sia necessario che si lavori a livello colllettivo con workshop sia teorici ma soprattutto pratici in cui attraverso giochi, disegni, usoi del corp, ciascuna possa sentirsi stimolata e iniziare a sperimentare innanzitutto se stessa, il proprio corpo e i propri desideri in maniera diversa. Perchè se è vero che questo fa paura, credo anche che la collettività di compagne, l’essere insieme come lo siamo state a Livorno, dia anche tanta forza e scacci via qualsiasi solitudine. Il capitalismo ci vuole sole e spaventate ma noi siamo più forti! Grazie a tutte e scusate per il pippone ma mi è venuto di scrivere tanto.

Lafra:personalmente penso che se non ci fosse stata la parola postpornografia, oltre ai vari suggerimenti arrivati come ad esempio quello della location, molto (non dico tutto) sarebbe stato più semplice, e in questo kiara aveva cercato di mettere le mani avanti, prima del camp, il problema è che per passaggi di comunicazione alla fine quella parola ha continuato a rimbalzare dalla lista alla griglia, e dalla griglia fino al camp. insomma penso che la postpornografia non la abbiamo proprio digerita o capita in generale in italia (sto generalizzando eh!), e in ambiente prettamente femminista si scontra, soprattutto a livello teorico, con ostilità che parlando invece di sessualità e visioni personali del desiderio non avrebbero motivo d esistere.  il laboratorio in se, a parte le chiacchiere sul postporno che sono state esplicitamente richieste dalle partecipanti, verteva su sessualità e desiderio che già di per se è un tema ampio e per nulla scontato. aver messo su carta attraverso un disegno un pezzettino del nostro desiderio o vissuto è un modo per iniziare a concretizzare un po quello che altrimenti spesso lasciamo nascosto negli angoli del cervello e tra le pieghe calde del corpo e condividerlo è un liberatorio regalo che ci facciamo. io ho avvertito bastante timidezza, e mi dispiace perché dai disegni si vedeva che c’era un bel fiume pronto a rompere gli argini, forse bisogna farci qualche regalo in più e per me nominare, comunicare, condividere i miei desideri è prima di tutto farmi un regalo, forse più semplice del mettersi poi a sperimentare e magari dare anche musate. dire quello che ci piace, vogliamo fare o vogliamo provare per capire se ci piace è darsi valore e iniziare un percorso per lavorare sulla propria soggettività.

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